Fabbriche occupate, scioperi generali, autorganizzazioni,
catene, spari. E’ ormai senso comune che siano strumenti passati, antiquati,
perdenti. Ci vuole coesione sociale, si può andare tutti alla domenica al
centro commerciale e non c’è nessuno che complotta per renderti la vita uno
schifo: in definitiva siamo tutti amici e il capo è una brava persona, tifiamo
entrambi la stessa squadra.
Allora ecco che, di fronte all’ennesima strage sul lavoro consumatasi nel rogo
alla ThyssenKrupp di Torino, Cgil, Cisl e Uil, con l’appoggio del Comune di
Roma, organizzano una fiaccolata sotto il Colosseo, accompagnata da ben 2 ore
di sciopero. Questo si che è un bel regalo di natale: finalmente una
dimostrazione della modernità, dell’innovazione con la quale i sindacati e il
nuovo Partito Democratico vogliono affrontare il purtroppo vecchissimo problema
del lavoro. Eccola la novità: il gesto apotropaico. Perchè se è vero che le
manifestazioni, le adunate, i comizi sono uno strumento vecchio e da innovare,
alla fiaccolata del 18 dicembre rimane solo la potenza della candela al cielo, cosa mai vista tra
gli strumenti delle campagne dei lavoratori in tutto il Novecento. Finalmente
capiamo cosa vuol dire innovare, nel lessico democratico: siamo davvero di
fronte ad una svolta epocale.
Sei un lavoratore precario con due mesi di arretrati
sull’affitto e “scadi” tra un mese? Inchinati davanti un’insegna della “Apple”
e ripeti 3 volte il listino prezzi. Vedrai, finirà presto il problema della
precarietà.
Hai una piccola impresa inadeguata di fronte allo strapotere
del capitale finanziario globale? Ripeti dieci “Ave Rav4” e non guardare le
partite su Mediaset Premium per 10 giorni e vedrai, riprenderai a guadagnare.
Sei un lavoratore stagionale, migrante, salariato, che
lavora nei campi? Pensa che un giorno sarai ammesso nel regno di “Auchan”, così
potrai sopportare l’umiliazione di oggi.
C’è un’ambigua consonanza tra iniziative mediatiche (la
raccolta di firme su Repubblica.it), le fiaccolate e i richiami dei politici:
nessuna servirà anche solo ad un lavoratore.
I media nazionali non riescono a godere di una
indipendenza tale da poter affrontare la questione razionalmente e quindi
creare un’ideologia responsabilizzante: le morti bianche risultano una notizia
tra le tante, inserita tra un omicidio e un rimprovero della Santa Sede.
I sindacati sono loro, davvero, lo strumento vecchio:
sono rimasti così indietro da non accorgersi di penalizzare il lavoro.
Volete incontrare un sidacalista? Le grandi ville, le ricche tavole e le
potenti macchine sono tre attributi chiave per riconoscerne uno.
La politica continua a promettere interventi, svolte,
programmi, senza naturalmente riuscire a fare nulla. Ma la sua incapacità
strutturale nel regolamentare il rapporto tra lavoro e capitale anche in
maniera riformista (c’è una funambolica comicità nei richiami del mondo
politico a Confindustria), assume in Italia una prospettiva ancora più
inquietante, a causa della profonda mescolanza tra capitale produttivo ed
edilizio con le organizzazioni mafiose e di riciclaggio.
Innovazione, modernità e cambiamento possono arrivare quando
si ha una solida struttura sulla quale costruire. Il capitalismo italiano,
nella sua globalità, è incapace di mantenere una politica securitaria del
lavoro adeguata agli enormi profitti a
cui è solito, almeno in linea con il
resto d’Europa.
L’Italia con Spagna e
Portogallo è nelle prime posizioni per numero di morti sul lavoro (dietro l’inarrivabile
Romania) nell’UE. Speriamo che nel futuro ci sia qualcuno che a questi dati
risponderà firmando carte storiche, agenti di cambiamenti sostanziali. Speriamo
che Babbo Natale ci porti l’inizio del cambiamento e la fine delle fiaccolate.