Alitalia: prima, durante e dopo il voto.

Se fossi obbligato a cercare una situazione specchio nella società e nell’economia italiana (e i tempi, aimè, obbligano a ben peggio che a una riflessione) della profonda ed evidente crisi politica italiana che oramai si prolunga in maniera imbarazzante da tempo immemore (che certo non si riprende con le elezioni di questo fine settimana), penserei subito all’Alitalia.

Ha tutte le caratteristiche della disfatta dello Stato e di un popolo, di un’idea di azienda di Stato e di un’idea di unione nazionale tra lavoratori e dirigenza che sa di anni ’60, di DC e PCI, di vecchio e passato, come il boom economico e il posto fisso, la casa e la doppia casa. L’idea populista e concretamente irreale di una impresa italiana (a capitale Intesa e a dirigenza Berlusconi jr. e amici di barca) pronta a portare innovazione (tradotto in un linguaggio umano: licenziamenti e cambio tra clan dirigenti) e competitività, ha per fortuna ingannato solo Nonna Genoveffa (l’elettrice tipo del Cavaliere): gli altri si sono giustamente interessati alla trattativa (ancora comicamente in fieri nel momento in cui scrivo) con Air France per l’acquisto e la ricapitalizzazione dell’azienda. Quello che Berlusconi tenta è l’unico appiglio di una politica vuota e arida (PD compreso): l’innalzamento del sentimento nazionale. Ma se il berlusconiano motto di spirito ha più dell’irrealtà che della fattibilità, dove si trova il nesso tra le elezioni prossime venture e le vicissitudini della compagnia di bandiera?

Semplice: nel fallimento di un’idea nazionale e sull’incapacità della dirigenza italiana di accompagnare la nazione nel sogno del benestare. Come nelle proposte politiche dei partiti (programmi alla mano)  così come nelle proposte del capitalismo italiano (che sia pur l’aziendalismo di Stato, in Italia vecchio rimasuglio fascista), la distanza culturale e morale con gli altri paesi europei è drammatica così come atavica e duramente battibile è la cocciutaggine dell’italico ometto per la strada intrapresa (dettata, aimè lo sappiamo, dal magmatismo vaticano).

La situazione familiarista e poco dinamica ( capitolo meritocrazia: forse tra 50 anni si potranno vedere i frutti di DURISSIMI provvedimenti da fare oggi) della società, la chiusura becera ad un’innovazione CULTURALE E MENTALE (non solo tecnologica e manuale) di respiro internazionale, di confronto aperto con chi è nettamente più civile e territorialmente più funzionale di noi, e un continuo bisogno di cuscini. E quello che è il fallimento della dirigenza italiana, incapace di aprirsi al mercato dell’ “aereo di massa” e delle giovani generazioni proprio perchè lontana dalle richieste delle masse e dalla società che essi stessi “dirigono” e formano, si ribalta nella tiritera del sindacato cattivo, dei lavoratori che devono stare zitti e non complicare, innovare, andare verso il nuovo e insomma fare la fine di Fantozzi. La frittata è pronta per la politica: l’idea nazionale si ricicla nell’impresa populista, nel mercato e nell’impresa (ovvero: quando il capitalismo ha paura di se stesso e poi si lamenta della redistribuzione del reddito), tutto ciò c’è, con chiarezza mi sembra, nella vicenda Alitalia e, guarda un pò, c’è nelle elezioni (da Storace e Santanchè a Veltroni, direi).

La realtà è che è fallito, nella grande parte delle persone (attratte da sogni pop e grandi: realizzabili con comode rate da strozzo su fuoristrada), il senso del bene comune e della proprietà popolare che formano le grandi e riuscite idee politiche, degli ideali ALTI che sono di tutti  e che si arricchiscono ogni giorno con la fatica delle persone (e non il qualunquismo forcaiolo che appartiene solo agli ignoranti e ai poveri di spirito, anche se con l’ I-POD), la speranza che la tua persona sia rispettata e motivata indipendentemente dalla famiglia e dal luogo di nascita. Air-France Klm, come tanti ripetono, è un’impresa franco-olandese: francese la dirigenza e il lavoro, olandese il capitale. C’è fiducia tra i due paesi, sono insieme e fanno affari: c’è spazio per le idee e per il futuro di certe idee, che insieme ai mercati si muovono. Dell’Italia nessuno si fida, e l’Italia non sa che rispondere: si offende, si incattivisce, si fa fascistaccia.

E la politica liberista è come Alitalia: incapace di reagire se non col coltello, senza idee se non quella falsa e inutile dell’innovazione a tutti i costi, poco competitiva, ancorata alle poltrone e al posto del figlio, falsamente nuova, lontana anni luce da un paese a cultura avanzata. Per le speranze, che per la verità sono personalmente poche, c’è solo un link http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap21_VIIIa.htm.

Guardando questo però, spariscono del tutto: http://www.partitodemocratico.it/

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