Poliziotto spara su auto, muore UN RAGAZZO.

non è la prima volta che il titolo di una notizia d’agenzia si dimostra totalmente slegato dalla realtà (Ansa di domenica 11/11, ore 11:48: “Scontri in autogrill, muore 1 tifoso”). 

non è la prima volta che si registrano atti di teppismo in autogrill (e ad oggi sono DA VERIFICARE le effettive responsabilità soggettive). 

non è la prima volta che un poliziotto UCCIDE un cittadino (per chi se lo fosse dimenticato, si prega di fare un salto su http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it). 

non è la prima volta che davanti all’ennesima, diversa ricostruzione dei fatti il nostro vicino al bar chiosi su una vicenda in termini di “eh ma se non avessero fatto la rissa all’autogrill non sarebbe morto nessuno” (commento dell’italiano medio che la storia ci insegna essere intercambiabile: “eh ma se non foste andati a genova a fare i no global…” “eh ma se non foste andati allo stadio…” – e che presuppone un’unica certezza: non uscì de casa e fatte li cazzi tua. Mi si perdoni il francesismo.) 

non è la prima volta che ad una vicenda di cronaca nera seguono amabili salottini televisivi sul DISAGIO SOCIALE (a proposito: lo sniffare coca dalla mattina alla sera pur avendo conti in banca ben più panciuti dei nostri può essere definito “disagio sociale”?).  


è la prima volta che la VOMITEVOLE STRUMENTALIZZAZIONE di una morte fa comodo a tutti.
– La polizia, per prima, che per 9 ORE ci propina ricostruzioni offensive per un essere umano dotato di intelletto. Salvo fare marcia indietro su ordine delle alte sfere (per una volta ci viene donata una pillola di trasparenza nei rapporti col “potere”).
– Le televisioni, che gonfie di inutili schiere di opinionisti hanno pur sempre bisogno di nutrirsi della realtà, girando la loro ruota della fortuna fatta di “disagi sociali”, “mancanza di modelli”, “difficile rapporto genitori-figli” e fagocitando tutto, riconducendo a una delle suddette categorie.
– I tifosi, persino loro, quelli che gonfiano il petto quando qualcuno li chiama “ultras” come se esistesse davvero una categoria di questo tipo, e che hanno bisogno di un PRETESTO, perchè questa guerra non deve rimanere nella loro testa, ha bisogno di martiri, e Gabriele Sandri è perfetto perchè è inerme nell’automobile quando il poliziotto-boia (in senso letterale) colpisce diventando braccio (armato) dello Stato. Quello Stato che reprime, che ha paura di loro, e che nello stesso tempo non sa rassicurarli nella vita di tutti i giorni, avendo abolito ogni tipo di benessere (welfare). E che non merita niente. 

Una strumentalizzazione che ci costa una domenica di morte, poi di devastazione, alla fine di TERRORISMO; e un lunedì di “follie” usate a sproposito, di scale di valori ribaltate a mezzo stampa, di pistole che passano in secondo piano. 

Non va. Non è così che ragioniamo, NOI.
Basta categorie.
Basta leggi speciali.
Basta allarmi ed emergenze.
Basta strumentalizzazioni.
Che questa sia la prima volta che un ragazzo muore PER DARE UN MESSAGGIO. C’è un vuoto, pericolosissimo, nella gestione della società. Le curve non sono fatte di violenti, non tutti e non tutte. Le curve sono uno dei pochi luoghi di aggregazione rimasti. Oggi sono in mano ANCHE a persone sbagliate, per COLPA dello Stato. Persone che non hanno bisogno di altro che un martire, per continuare la loro opera di proselitismo, per attaccare caserme per la prima volta nella storia di questa Repubblica. Senza trovare resistenza, perchè lo Stato è lì che pensa a lasciar sfogare una rabbia, che ha solo il vestito di “rabbia da morte ingiusta”, ed è tutt’altro. E’ rabbia perchè qui non va, non funziona: è rabbia che ha bisogno solo di micce, le aspetta coi cerini accesi in mano, che invece gli si dovrebbero far consumare addosso. E’ rabbia che non dovrebbe trovare tifosi propri (i tifosi della rabbia). è rabbia che non aspetta altro che la prima mossa, lo stravolgimento della verità, lo “scontro tra tifosi, 1 morto” della domenica mattina. Non diamogliela, mai più.

Noi non lo abbiamo mai fatto, non lo facciamo oggi, non lo faremo domani.
Ciao Gabriele.
Pure se non ti conoscevamo, pure se tu dovessi aver preso parte a un’aggressione, non ci interessa. Che serva da punto di partenza, per tanti cambiamenti. Per ricominciare a usare la testa, tutti, e non le pistole e le molotov.

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