The wall

We don’t need no education

We don’t need no tough control


Andatelo a dire a quei 18 mila (su 35 mila totali) operai edili censiti ufficiosamente nel solo territorio del Comune di Roma, rigorosamente stranieri. Dite loro che non ci servono muri.
Nel 2006 i cittadini extracomunitari cui il decreto sui flussi attribuiva il diritto di ottenere il permesso di soggiorno sono stati 170mila. Altri 170mila sono stati ammessi dalle sole Romania e Bulgaria. Dall’inizio del 2007 non si sa quanti rumeni siano entrati nel nostro Paese, nessuno può più inserirli in nessun “flusso”, sono comunitari ora, sono “come noi”.
Nello stesso 2006 le espulsioni sono state 23mila (costano troppo, sapete…non abbiamo fondi…), esattamente la metà rispetto alle 45mila del 2002 (frutto della “morbidissima” legge Turco-Napolitano, Governo di centro-sinistra per chi non ricordasse/non sapesse), anno in cui però il decreto-flussi si fermava a 83mila permessi di soggiorno (circa un quarto del 2006).
Però abbiamo introdotto il FOGLIO DI VIA: lei è un clandestino, è fuorilegge, perciò ha 15 giorni di tempo per uscire da questo Paese, a sue spese perchè noi non c’abbiamo un euro: perciò pussa via, cattivone!
E infatti scappano tutti, all’istante, c’è la fila alla frontiera, hanno una paura…(c’è gente che fa la raccolta dei fogli di via, ormai, e altri fanno fatica a inventarsi un’identità diversa per ogni volta che vengono fermati). 

(voce fuori campo) La legge Bossi-Fini pone finalmente rimedio all’eccesso di tolleranza del Governo comunista

Si fa prima a costruire un muro dentro la testa delle persone, costa meno ed è più efficace. L‘intolleranza costa poco, pochissimo, e resiste meglio di qualsiasi mattone all’inondazione di dati, alla tempesta della realtà.
In totale la Caritas ritiene che in Italia vivano circa 3milioni500mila stranieri, di cui tra i 600 e gli 800mila irregolari (clandestini). Al 10 luglio 2005 i cittadini italiani residenti all’estero erano 3milioni 595mila: possibile? Più di 538mila cittadinanze acquisite da persone residenti in Sud America, tra il 1998 e il 2004: certo, basta dimostrare di discendere da un italiano (anche un bisnonno).
E per chi risiede in Italia? 10 anni di residenza continuativa e regolare, oppure, se nato in Italia, obbligo di fare richiesta dopo aver compiuto 18 anni e prima di compierne 19 (se la matematica non è un’opinione, sono ben 18 anni di residenza continuativa, oltre alla nascita – e a patto che il Paese di origine dei genitori non preveda l’obbligo di assunzione della loro stessa cittadinanza per i figli). 

(voce fuori campo) L’Italia non è in grado di dare ospitalità a tutti i disperati della Terra, che vedono nel nostro Paese un miraggio di benessere

Il 90% degli stranieri residenti svolgono i lavori cosiddetti “a basso reddito”, qui da noi. A prescindere dalla qualifica professionale. Nel 2006 hanno “rimesso” nel loro Paese d’origine 4,35miliardi di euro, al Nostro nel 2005 hanno pagato 1,87miliardi di euro di tasse, e nello stesso anno prodotto il 6,1% del PIL nazionale (rappresentando solo il 5% della popolazione). In cambio di quali diritti?
Nel 1978 i maggiori sindacati iniziarono una campagna a favore dei diritti dei lavoratori stranieri: non c’è però una base ideologica, quanto la semplice constatazione che il loro arrivo causava diminuzione dei salari DI TUTTI, e soprattutto diminuzione dei DIRITTI.
Lo stipendio LORDO medio di un lavoratore rumeno nel mese di agosto 2007 è stato di ben 320 euro (pari a 240 netti)*.


(voce fuori campo) Il lavoro nero è una piaga sociale

The Wall.
L’unica cosa di cui non abbiamo davvero bisogno è un muro. Non un’improbabile barriera davanti a Lampedusa che impedisca gli sbarchi, né tantomeno un muro nella nostra testa.Occorre tornare a riflettere sui numeri, ragionare di ECONOMIA, di BENESSERE SOCIALE, di LOTTA ALLA POVERTA’: rispettivamente CAUSA e RIMEDI di una tragica fuga di una metà del pianeta.Perchè stiamo impoverendo noi stessi e chi DECIDE di provare a sopravvivere (più che vivere) qui in Italia, dato che a casa sua non ci riesce.  

 

* Fonte: www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/6278/1/48/  

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